La differenza tra Piano Editoriale e Calendario Editoriale – Parte 2

Nell’ articolo precedente abbiamo introdotto la differenza tra Piano Editoriale e Calendario editoriale. In queste seconda parte continuiamo a parlare di come si struttura il Media Plan.

Conoscere il mercato e i competitor.

Prima di iniziare a redigere contenuti, è bene dare un’occhiata anche a cosa fanno i competitor. Come si presentano? Di cosa parlano? Come ne parlano? Questo non perché si debba copiare quello che stanno facendo (non è detto che lo stiano facendo bene), ma per conoscere come si stanno muovendo e per individuare delle opportunità.

Ci sono strumenti che permettono di fare delle analisi approfondite restituendoci dati interessanti per impostare la strategia dei contenuti. Semrush e BiQ sono solo alcune delle proposte che si possono trovare in rete.
Non bisogna dimenticare che Facebook mette a disposizione un ottimo strumento per vedere quali e quante inserzioni sono state pubblicate dalle diverse pagine > link Basta inserire il nome della pagina che ci interessa e il sistema ci restituisce una panoramica dei post sponsorizzati, un’ottima fonte d’ispirazione per capire se i competitor stanno investendo in sponsorizzate oppure no, con quali contenuti e in quali paesi.

semrush

La Guida allo stile e il Protocollo di gestione.

Un Social Media Plan che si rispetti dovrebbe contenere anche la Guida allo Stile e il Protocollo di gestione che definiscono rispettivamente, tono e modo di comunicare e cosa fare per prevenire e, nel caso, gestire una crisi.

L’operatività del Social Media Plan: Strumenti, Azioni e contenuti.

A questo punto abbiamo una panoramica generale e dobbiamo tradurre il tutto in azioni.

Iniziamo a scegliere gli strumenti più adatti in funzione dei nostri obiettivi. Ogni social network ha una funzione e un suo modo di comunicare: quello che scrivo su Linkedin non va bene per Instagram. Quindi se l’azienda lavora prevalentemente in un mercato B2B è molto probabile che Linkedin sia il luogo ideale per trovare nuovi contatti e presentare i propri prodotti e sevizi. Se invece dobbiamo promuovere un’attività che opera in un mercato B2C, Instagram e Facebook permettono di raggiungere più facilmente il proprio target.

Fissare gli obiettivi è fondamentale anche per definire le azioni.
Voglio rafforzare il mio rapporto con il pubblico? Potrei parlare maggiormente dell’azienda e dei suoi collaboratori.
Voglio generare maggiori interazioni con la pagina Instagram? Posso lanciare un concorso fotografico.
Voglio capire se i miei prodotti/servizi sono in linea con le esigenze di mercato? Posso fare un sondaggio.

Si evince come sia fondamentale avere un proprio progetto, che parte da un’idea definita di brand (Brand Guideline) e dalla consapevolezza della propria presenza nel mercato.

Misurazione dei risultati: correggere e ripartire.

Misurare i dati insight serve non solo a capire se gli obiettivi sono stati raggiunti, ma soprattutto a definire dove sia necessario fare delle correzioni.

La comunicazione è un’attività che va fata con costanza, in modo proporzionato alle risorse economiche e fisiche dell’azienda.
Fare campagne spot e non dare continuità uò vuol dire buttare via i propri investimenti. Investire in maniera  esagerate in campagne e poi non avere la capacità di riuscire a gestire le richieste di evasione potrebbe essere controproducente e invece di lanciare un nuovo prodotto potrebbe generare una cattiva reputazione.

Per concludere, con il Piano Editoriale andiamo a definire a chi vogliamo rivolgerci, quali tematiche affrontare, ogni quanto pubblicare e quali canali usare per diffondere i nostri messaggi.

Quindi, nel momento in cui ci si affida ad un Social media Manager è bene acertarsi che abbia delle competenze trasversali: propensione analitica, una buona dose di creatività, dimestichezza con i principali software di elaborazione grafica, basi di fotografia, di editing video e di copywriting.

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